
Per Boccaccio il cibo e la socialità dei convivi non sono la scenografia dei racconti né la sceneggiatura delle trame, ma la loro chiave di lettura. E dunque capire il cibo per capire gli uomini, ieri come oggi, è il senso di questo grande banchetto, che segna, con un approccio rigoroso e di alto profilo accademico, il ritorno del medioevo per le strade di Bevagna e rappresenta la seconda tappa verso il tradizionale Mercato delle Gaite (in programma quest’anno dal 18 al 29 giugno)
Il cibo per raccontare il tempo che fu, gli uomini e le donne con i loro vizi e le loro virtù. Torna sabato 7 giugno, a Bevagna, borgo gioiello dell’Umbria, in provincia di Perugia, il tradizionale Banchetto Medievale del Mercato delle Gaite. Un appuntamento suggestivo che abbina ricerca storico-antropologica al convivio e allo spettacolo. Una cena con menù rigorosamente medievale allietata da musica medievale dal vivo. Un viaggio di gusto dove ogni piatto presentato nel ricco menù ha un richiamo storico e fonti documentate che lo accompagnano e lo fanno giungere fino a noi.
Ogni anno il tema, il menù e lo svolgimento cambiano, mantenendo però la suggestiva esperienza di cenare in una delle piazze minori più belle d’Italia. In questa edizione 2025 al centro del viaggio e della ricerca c’è la figura, l’opera e il tempo di Giovanni Boccaccio.
“Il cibo è cultura perché ha inventato e trasformato il mondo” – ha scritto il prof. Massimo Montanari, importante storico dell’alimentazione medievale e grande amico del Mercato delle Gaite – perché attraverso di esso si realizzano le virtù e i vizi delle società, le loro propensioni all’accoglienza e alla condivisione.
Boccaccio in tal senso è emblematico, giacché il cibo e i convivi assumono nelle sue opere una natura fortemente simbolica, nelle quali emergono le contraddizioni dell’uomo e le sue debolezze, raccontano l’amore che domina l’uomo e il mondo, esaltano la cortesia e il gentil core, celebrano la forza e l’intelligenza con cui l’uomo riesce a conseguire i suoi desideri.
In tutte le sue opere, soprattutto nel Decameron, il cibo diventa immagine della socialità, allegoria dell’amicizia e della vita, metafora dell’amore e della sessualità: “Spesso ho visto le donne, a merenda, mangiare lupini e porri. Si sa che del porro nessuna cosa è buona, solo il capo è più gustoso. Voi donne, di solito, tenete il porro per la testa e mangiate le foglie che hanno un pessimo sapore. E perché voi, signora, non potreste fare la stessa cosa? Se faceste così, io sarei il capo prescelto, mentre gli altri sarebbero cacciati via”. G. Boccaccio, Decameron 1, X.
Per Boccaccio il cibo e la socialità dei convivi non sono la scenografia dei racconti né la sceneggiatura delle trame, ma la loro chiave di lettura. E dunque capire il cibo per capire gli uomini, ieri come oggi, è il senso di questo grande banchetto, che segna, con un approccio rigoroso e di alto profilo accademico, il ritorno del medioevo per le strade di Bevagna e rappresenta la seconda tappa verso il tradizionale Mercato delle Gaite (in programma quest’anno dal 18 al 29 giugno).